21Luglio

Nicaragua, l’acqua e la chimica che mettono a rischio la vita delle popolazioni rurali

Di Stefano Fusi*

Le condizioni ambientali, di vita e lavoro delle comunità rurali – nelle quali è presente una forte povertà- determinano evidenti fattori di rischio per la salute delle persone, quali l’esposizione a prodotti chimici per uso agricolo e l’utilizzo diffuso e continuo di acqua contaminata. In particolare questo ultimo aspetto sembra meritare un adeguato approfondimento tecnico-scientifico finalizzato a verificare un possibile nesso causale con l’insorgenza dell’insufficienza renale cronica.

Questi sono gli elementi prevalenti che emergono dalla missione recentemente effettuata dal gruppo di lavoro di Usl Toscana Centro e Usl Toscana Nordovest  nell’ambito del progetto approvato e finanziato dalla Regione Toscana “ Emergenza insufficienza renale cronica nel Dipartimento di Leon. Ricerca epidemiologica e promozione della salute”.

Ecco il documento completo della missione, a firma Stefano Fusi, che riporta  le attività specifiche di approfondimento che sono state portate avanti: le indagini effettuate sulla qualità dell’acqua, la situazione dei territori visitati, la rilevazione sull’uso dei prodotti chimici in agricoltura, e l’evidenza di una significativa esposizione professionale degli addetti ai prodotti chimici utilizzati, gli incontri con le comunità locali per l’organizzazione dello studio epidemiologico sull’insufficienza renale cronica.

* Stefano Fusi – Tecnico della prevenzione dell’ USL Toscana Centro.

 

Missione di cooperazione sanitaria in Nicaragua

Gruppo di lavoro

Andrea Grillo, referente cooperazione internazionale Usl Toscana Nord Ovest

Stefano Bianchi, nefrologo USL Toscana Nord Ovest

Roberto Bigazzi, nefrologo USL Toscana Nord Ovest

Silvia Niccolini, infermiera USL Toscana Nord Ovest

Stefano Fusi, tecnico della Prevenzione Usl Toscana Centro

Mauro Rubichi, Presidente Associazione Italia – Nicaragua

Inquadramento generale

nicaragua mappa

L’area dove è stata effettuata la missione è quella del Dipartimento di Leon, posto nella parte sulla costa pacifica nella parte nord occidentale del Nicaragua. La sua estensione è di 5138 Kmq ed ha una popolazione di 355.779 abitanti.

Nello specifico il progetto si sviluppa all’interno del Comune di Larreynaga, noto come Malpaisillo, che si trova a 36 km ad est di Leon. Presenta una superficie di 888 Kmq ed è formato da quattro comunità urbane e 59 comunità rurali. La popolazione è di 32.11 abitanti (censimento 2012), dei quali il 20 % circa vive nelle aree urbane e l’80% nelle aree rurali.  Nel territorio di Malpaisillo l’incidenza dell’insufficienza renale cronica è molto alta .

municipio - nicaragua

Capofila del progetto: Croce Rossa Toscana

Partner

Croce Rossa Nicaraguense

Ministero Salute Nicaragua

Comune di Malpaisillo

Università di Leon

Associazione Xochilt Calt

Associazione Italia Nicaragua

USL Toscana Nord Ovest

Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana

Usl Toscana Centro

Azienda Ospedaliera  Meyer

Comune di Collesalvetti

Università di Granada e di Elche (Spagna)

Programma generale della missione

La missione era finalizzata all’attuazione del progetto:

  • Definizione ed organizzazione locale dello studio epidemiologico che verrà effettuato nel Comune di Malpaisillo;
  • prosecuzione del lavoro di ricerca sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano;
  • prosecuzione sul lavoro di ricerca sull’utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura.

Attività svolte

  • Riunioni di lavoro con staff della Croce Rossa di Leon per discussioni ed approfondimenti sul progetto;
  • incontri con personale sanitario della Croce Rossa e del Ministero di Salute;
  • incontri con i leader rappresentativi delle comunità locali per partecipazione al  progetto,
  • visite ai rivenditori di prodotti chimici per agricoltura;
  • visite alle comunità rurali per verificare a valutare le modalità di utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura;
  • visite alle comunità rurali per verificare e valutare i punti di attingimento di acqua (pozzi) e le reti esistenti per la distribuzione;
  • incontri con l’Associazione Xochilt Acalt ed i Comitati Acqua Potabile e Risanamento per valutare e definire gli interventi per migliorare la qualità dell’acqua destinata al consumo umano;
  • visita al Centro di Salute ed all’Ospedale del Comune di Malpaisillo.

Attività specifiche di approfondimento      

  • prosecuzione del lavoro di ricerca sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano;
  • prosecuzione sul lavoro di ricerca sull’utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura.

Comunità rurali visitate

  • Pineular
  • Ildefonso sud
  • Ildefonso nord
  • Sabaneta
  • Terrero 4
  • Stolaba

Qualità dell’acqua

Indagini effettuate negli scorsi anni

Dalla campagna di analisi effettuata negli anni 2007/2008 dall’Università di Leon nelle comunità rurali dell’area nord-est emerge un quadro della qualità della risorsa idrica abbastanza preoccupante: contaminazione microbiologica in tutti i pozzi, forte contaminazione salina, significativa contaminazione da metalli pesanti (arsenico, piombo, cadmio e vanadio) e da pesticidi.

L’indagine prevista dal progetto e svolta dal CISTA nel 2014 su 143 pozzi del territorio di Malpaisillo come sappiamo ha evidenziato un quadro negativo: 59% dei pozzi presentano un alto rischio microbiologico; 45% un alto rischio fisico-chimico; 15% presentano un alto rischio per i metalli pesanti (arsenico, vanadio e manganese), da rilevare che non risultano effettuate le analisi per il piombo ed il cadmio; 5 pozzi presentano residui di pesticidi.

Ad un confronto sommario fra le due indagini risulterebbe a Malpaisillo una qualità dell’acqua migliore, anche se sempre contaminata.

E’ evidente che per poter sviluppare valutazioni e considerazioni rigorose da un punto di vista tecnico scientifico sarebbe necessario disporre di un quadro analitico più ampio, con indagini chimico- fisiche e microbiologiche ripetute negli anni e durante la varie stagioni.

La situazione nei territori visitati 

La presenza di forti criticità ambientali e socio/economiche, l’assenza di reti pubbliche di distribuzione e di sistemi di trattamento, determina la diffusa contaminazione dell’acqua destinata al consumo umano da parte di agenti biologici e sostanze chimiche (sali, metalli pesanti, residui di pesticidi).

Le cause specifiche, tuttora presenti, sono evidenti:

  • la maggior parte dei pozzi utilizzati sono mal gestiti: aperti, presenza in pochi casi di pompa elettrica e/o manuale, attingimento con secchio che spesso è per terra con gli animali,…;
  • la stragrande maggioranza dei pozzi sono realizzati ad una scarsa profondità (10 – 15 metri), con la vicina presenza di latrine ed in diversi casi posti in prossimità di colture (mais, arachidi, sorgo, etc.) nelle quali si utilizzano in maniera significativa prodotti chimici;
  • la natura geologica del terreno è di origine vulcanica e questo comporta la possibile presenza di metalli pesanti nell’acqua (arsenico, piombo, vanadio, cadmio);
  • non sono utilizzati sistemi domestici anche di parziale potabilizzazione (es. cloratori) ma solo in alcune abitazioni sono utilizzati dei filtri a ghiaia/sabbia per chiarificare l’acqua.

In una comunità (Sabaneta) il Comune ha realizzato un sistema centralizzato di attingimento e distribuzione: pozzo profondo (100 mt), accumulo di acqua in un serbatoio posto in altezza e distribuzione alla maggioranza delle abitazioni con una rete idrica. Sicuramente un sistema che si può ritenere maggiormente adeguato perché’ consente di evitare i fenomeni di contaminazione prima descritti.

Proposte

Per poter migliorare la situazione si dovrebbero realizzare azioni mirate e diffuse di prevenzione e protezione della salute da sviluppare nelle seguenti direttrici:

  • Attività di informazione, sensibilizzazione della popolazione finalizzata alla diffusione di buone pratiche per la sana e corretta gestione dei pozzi domestici (corsi, manuali, visite periodiche, etc.);
  • monitoraggio biologico e chimico/fisico della qualità delle acque da ripetere nel tempo con frequenza almeno quadrimestrale presso la maggior parte delle comunità rurali. Acquisizione di un quadro conoscitivo che consentirebbe di intervenire con efficacia in caso di emergenze e disporre di dati analitici medio/lungo periodo e non “ una tantum “ come fatto sino ad oggi;

Per quanto riguarda le analisi microbiologiche queste devono essere obbligatoriamente fatte in Nicaragua e quindi dovrebbe essere individuato un Istituto nicaraguense, mentre per la parte chimico – fisica potremo utilizzare il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’USL Toscana Centro (già parlato con la Direttrice che ha dato la disponibilità a fare le analisi). Più delicata e complicata la situazione di determinazione dei residui di pesticidi, che richiede metodiche analitiche complesse ed allo stesso tempo tempi di analisi brevi che rendono  difficile l’eventuale trasporto in Italia;

  • acquisizione di informazioni sulla natura geologica dei terreni presenti nelle varie aree interessate allo studio;
  • valutazione dell’efficacia di alcuni sistemi di filtrazione domestica utilizzati (filtri a sabbia / ghiaia), oppure in ipotesi (filtri ad argento colloidale);
  • la soluzione più efficace ed efficiente, avendo adeguate risorse finanziarie, sarebbe la realizzazione in tutte le comunità di sistemi centralizzati di prelievo (pozzi profondi) con serbatoi di accumulo e distribuzione alla case con reti idriche adeguatamente. Sistemi che potrebbero essere correttamente gestiti dagli esistenti Comitati Acqua Potabile e Risanamento che potrebbero, se correttamente formati, svolgere anche funzioni più particolare quali semplici trattamenti di potabilizzazione ed una prima verifica della qualità dell’acqua utilizzando idonei “ kit analitici”.

Utilizzo di prodotti chimici in agricoltura

Una delle maggiori criticità rilevate deriva dalla scarsissima consapevolezza della pericolosità delle sostanze chimiche utilizzate nei campi. Questa disinformazione e sottovalutazione riguarda tutto il settore agricolo visitato: sia i piccoli contadini per la propria produzione che i salariati che lavorano per le grosse le grosse aziende. In queste ultime i trattamenti vengono effettuati con mezzi meccanici (trattori), con mezzi aerei (elicotteri) ma anche con mezzi manuali (pompe a spalla). Non vi è quasi mai utilizzo di dispositivi individuali di protezione (guanti, maschere, abiti da lavoro), in alcuni casi solo gli stivali di gomma.

Nella visita effettuata ad un grosso rivenditore è stata rilevata la totale assenza di DPI in vendita e/o esposizione, fatto molto espressivo.

E’, quindi, inevitabile una significativa esposizione professionale degli addetti ai prodotti chimici utilizzati.

Vi è, inoltre, pochissima attenzione inoltre alla promiscuità e/o vicinanza delle abitazioni e/o dei pozzi alle colture, questo determina sicuramente fenomeni di forte contaminazione ambientale e domestica, che viene sicuramente peggiorata nel caso di trattamenti con mezzi aerei per l’evidente deriva e trasporto del prodotto irrorato sulle abitazioni.

I prodotti dichiarati di essere utilizzati da parte delle persone incontrate e commercializzati dai punti di vendita sono:

  • Supermetrina
  • Cipermetrina
  • 2,4 D
  • Glifosato
  • Gromerxone (paraquat)
  • Atrazina
  • Clorotatalonil
  • Carbendazim
  • Rayo
  • Lorsban

Prodotti già rilevati anche nelle precedenti indagini e visite.

Gli interventi di prevenzione e promozione della salute dovrebbero essere indirizzati in azioni diffuse e ripetute di sensibilizzazione, informazione e formazione dei contadini e salariati sul corretto utilizzo dei prodotti chimici, coordinate con approfondimenti sugli aspetti agronomici delle colture prevalenti.

Considerazioni finali

Dalla missione effettuata emerge con forza che le condizioni ambientali, di vita e lavoro delle comunità rurali – nelle quali è presente una forte povertà – determinano evidenti fattori di rischio per la salute delle persone quali l’esposizione a prodotti chimici per uso agricolo e l’utilizzo diffuso e continuo di acqua contaminata. In particolare questo ultimo aspetto a parere del sottoscritto merita sicuramente un adeguato approfondimento tecnico scientifico finalizzato a verificare un possibile nesso causale con l’insorgenza della insufficienza renale cronica.

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